LA GESTIONE IDRICA: LO STATO DELLE COSE ANTE D.L. 25 SETTEMBRE 2009
L’acqua è stata indicata nel Settembre 2007 dall’O.N.U. come un diritto umano fondamentale, stensione del diritto alla vita.
Purtroppo in Italia la Legislazione ha preso sempre più le distanze da questo concetto:si è via via passati da una visione di acqua come diritto ad un concetto normativo di acqua come bene suscettibile di valutazione economica.
Sino allo scorso 25 Settembre la gestione del servizio idrico integrato in Italia è stata disciplinata dal famigerato art. 23 bis della Legge 133/2008 che prevedeva,
in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società mediante il ricorso a gara, facendo largo forzatamente
all’ingresso di privati e limitando cospicuamente i poteri delle Amministrazioni locali.Queste ultime hanno affidato alle Agenzie d’Ambito Territoriale Ottimale (nella Provincia di Modena e Bologna rispettivamente “A.T.O.-4”e “A.T.O.-5”,costituite dalle Province stesse e dai loro Comuni) competenze e funzioni relative alla gestione delle risorse idriche e dei rifiuti solidi urbani.Le A.T.O.affidano concretamente,tramite un’apposita convenzione, tali servizi ai Gestori, ne controllano l’operato e determinano le tariffe di ambito.
Hera è la multi-utility che gestisce i servizi di acqua,gas, smaltimento rifiuti ed energia elettrica della stragrande maggioranza dei Comuni di Modena, Bologna e relative Province.
Hera è una S.p.A.quotata in borsa,a capitale misto,pubblico e privato.
Attualmente circa il 64% delle quote del capitale di Hera S.p.A. è detenuto dai Comuni, che ne rappresentano quindi l’azionista di maggioranza.
Ogni Comune, di fatto, possiede però quote che non superano lo 0,5% del capitale sociale. Questa frammentazione si concretizza nello scarso – quasi nullo - potere esercitabile dai singoli Comuni, che si trovano nella impossibilità di incidere sulle decisioni strategiche della Società.
COSA CAMBIA CON IL D.L. 135 DEL 25 SETTEMBRE 2009
Il 25 Settembre 2009 il Governo ha emanato un Decreto Legge che determina grossi cambiamenti nel quadro della gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, arrivando di fatto a privatizzare l’acqua. Esso è frutto dell’accordo tra il Ministro degli Affari Regionali Raffaele Fitto ed il Ministro Roberto Calderoli,
con la benedizione di Confindustria, per la quale, in tempo di crisi, i servizi pubblici locali si prospettano come fonte di guadagno.
Tale provvedimento apre le gare di appalto per la gestione di tali servizi anche a Società comunitarie multinazionali. Entro Novembre tale Decreto potrebbe diventare legge. Sostanzialmente esso prevede che,nelle società che gestiranno la risorsa idrica,la quota di partecipazione del settore pubblico non potrà superare il 40% nelle S.p.A. non quotate e, nelle quotate già esistenti (come nel caso di Hera),dovrà scendere al di sotto del 30%.Ciò si traduce nella privatizzazione della gestione dell’acqua, decretando l’ingresso a piè pari dell’Italia, come Paese, nel disegno lucrativo delle multinazionali. I Comuni dovranno vendere le proprie quote entro pochi anni:già da ora Hera sta “sensibilizzando”le nostre Amministrazioni Locali affinché cedano da subito le loro azioni per fare cassa e risolvere gli annosi problemi di bilancio.
Con questo inaccettabile provvedimento si decreta la vittoria del mercato,della merce,del profitto nel settore dei pubblici servizi: l’acqua viene sottratta alla gestione pubblica,si indeboliscono nei fatti le autonomie locali
– in barba al tanto sbandierato federalismo – ed i diritti dei cittadini.
Una scelta grave, compiuta nel silenzio mediatico e politico,coperta dal Governo attraverso l’ambito mistificatorio del Decreto Legge,provvedimento da adottarsi in casi straordinari di necessità ed urgenza che ha avuto, come unico fattore di urgenza, quello di rendere subito l’acqua non più un bene di tutti ma un patrimonio di pochi. L’acqua è un bene comune, è una risorsa finita,indispensabile all’esistenza degli esseri viventi e fonte insostituibile di vita. L’acqua è un diritto inalienabile: arrestare i processi di privatizzazione dell’acqua diviene un problema di civiltà, che chiama in causa politici e cittadini e chiede a ciascuno di valutare i propri atti, assumendone la responsabilità rispetto alla generazioni viventi e future.
Dice Padre Alex Zanotelli: “Non avrei mai immaginato che il paese di Francesco d’Assisi (Patrono d’Italia) che ha cantato nelle sue Laudi la Bellezza di Sorella Acqua diventasse la prima nazione d’Europa a privatizzare
l’acqua”. Alla luce di tali osservazioni chiediamo alle nostre Amministrazioni Comunali che inseriscano nello Statuto Comunale il principio inderogabile che l’acqua è un diritto, un bene comune e non una merce, e che pertanto:
- la gestione del servizio idrico integrato non deve avere scopo di lucro;
- la proprietà della rete di acquedotto e di distribuzione è pubblica ed inalienabile;
- la gestione idrica deve essere attuata esclusivamente mediante Enti ed Aziende Pubbliche;
- ad ogni Cittadino deve essere garantito un quantitativo minimo vitale d’acqua al giorno.
Questa operazione permette di affermare concretamente che l’acqua è di tutti! Noi pensiamo che decisioni così importanti per il futuro del nostro Paese non possano né essere imposte dall’alto,né tantomeno “passare sulla testa” dei Cittadini senza una consapevole informazione e discussione nelle sedi istituzionali e politiche
del territorio.L’attacco al bene comune acqua può e deve essere contrastato partendo dalle singole Comunità locali, nel contesto delle quali è possibile arrivare, grazie alla partecipazione, a quella consapevolezza e mobilitazione che può consentire di compiere passi concreti verso la ripubblicizzazione dell’acqua e
l’adozione di un modello di gestione del servizio idrico che esuli completamente da logiche di profitto.
LISTE CIVICHE INSIEME PER I CITTADINI
In quanto fonte di vita insostituibile per l’ecosistema, l’acqua è un bene vitale che appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune. A nessuno, individualmente o come gruppo, è concesso il diritto di appropriarsene a titolo di proprietà privata.
L’acqua è patrimonio dell’umanità. La salute individuale e collettiva dipende da essa. L’agricoltura, l’industria e la vita domestica sono profondamente legate ad essa. Il suo carattere " insostituibile " significa che l’insieme di una comunità umana – ed ogni suo membro – deve avere il diritto di accesso all’acqua, e in particolare, all’acqua potabile, nella quantità e qualità necessarie indispensabili alla vita e alle attività economiche.
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kradon (mercoledì, 25 novembre 2009 18:59)
Un Contratto Mondiale sull’Acqua
Le alternative esistono e sono possibili. E’ necessario attivarsi per un Contratto Mondiale sull’acqua, fondato su alcuni principi necessari ed indispensabili per una politica solidale dell’acqua a livello locale e mondiale.