Comunicato stampa 25 ottobre 2013
IL COMUNE DI CASTELFRANCO EMILIA SOTTOMESSO ALLE DECISIONI DELLA PROVINCIA
Nella recente intervista ad un quotidiano, il vicesindaco di Castelfranco, a proposito del megaimpianto fotovoltaico a terra su un terreno di 130.000 mq sito nel comune di Castelfranco Emilia, ha
dichiarato che il comune non poteva opporsi, perchè l’autorizzazione era di competenza della provincia.
Abbiamo voluto approfondire la vicenda, con lo studio della documentazione. Seppure è vero che l’autorizzazione era di competenza della provincia, è però altrettanto vero che la competenza
relativa al permesso di costruire e l’autorizzazione ad eseguire lavori sulla strada pubblica e apertura passi carrai sono del Comune.
Non solo, il comune ha pure espresso parere favorevole da un punto di vista ambientale, nonostante che detta area di intervento sia classificata nel Piano Strutturale Comunale quale ambito
agricolo di valore paesaggistico. Negli atti della conferenza dei servizi si parla di “un’area di valenza paesaggistica ed ecologica”. Come si possa affermare che la realizzazione di 15 impianti
fotovoltaici su di un’area di 130.000 mq non sconvolga il paesaggio può essere dichiarato solo da chi NON vuole, pur potendo, opporsi a detto progetto. Oltretutto si prescrive un monitoraggio,
perchè sono stati rilevati due tipi di rischio:
-maggiori carichi idrici e possibili ristagni connessi alla riduzione dell’assorbimento dell’acqua conseguente all’eliminazione di vegetazione (ma non era area di valenza ecologica?) con riflessi
sull’ambiente idrico superficiale e sotterraneo;
- eventuale alterazione del microclima locale conseguente al riscaldamento dei moduli fotovoltaici.
Ma si può sottoporre a questi rischi di stravolgimento ambientale un’area definita di valenza paesaggistica ed ecologica?? Occorreva una opposizione energica, bloccando il tutto con il non
rilascio della concessione edilizia.
Si ricorda che la domanda di autorizzazione alla provincia è stata presentata il 19 novembre 2010 e appena tre settimane dopo circa la regione Emilia Romagna con legge 6 dicembre 2010 ha
vietato gli impianti fotovoltaici a terra nei siti ove fosse rilevata una valenza ambientale. E' vero che questa legge formalmente ha salvaguardato le domande di autorizzazione presentate in
precedenza. Ciò tuttavia non toglie che il comune poteva a maggiore ragione opporsi proprio supportato nelle motivazioni dalla suddetta legge regionale. Infatti se si introduce un divieto, vuol
dire che quei progetti erano dannosi, ma se erano tali dal dicembre 2010 lo erano anche prima.
Insomma, le motivazioni per opporsi al progetto e per non concedere il permesso urbanistico di competenza del comune c'erano, piuttosto non c'è stata la volontà politica di opporsi!
Stupisce la leggerezza delle dichiarazione del vicesindaco Zerri nel trattare questo progetto come di un problema dei tecnici comunale che hanno partecipato, in rappresentanza del comune, alla
conferenza dei servizi. Ma tale partecipazione era legittimata dal Comune, e dunque dal Sindaco e dalla Giunta che hanno la responsabilità politica nella gestione e nella difesa del territorio.
Il Vicesindaco pare consolarsi dichiarando che a fronte di questo mega impianto, che riconosce essere eccessivo, comunque i comuni interessati (ma non Castelfranco Emilia, che ha l'onere degli
effetti ambientali negativi del megaimpianto senza alcun beneficio compensativo) godranno di un costo energia più basso. E' vero che attraverso gli impianti fotovoltaici si produce energia che va
nella direzione di ridurre le emissioni in atmosfera di CO2 (obiettivo che condividiamo) e che viene a costare meno. Ma non dobbiamo dimenticarci che nelle bollette di cittadini e imprese c'è un
importo per compensare i contributi statali agli impianti fotovoltaici che oggi ammonta già a complessivi 12 miliardi di euro l'anno circa e si prevede che, con le agevolazioni sui nuovi
impianti, si arrivi nei prossimi anni ad addebiti in bolletta di complessivi 20 miliardi. Quindi è vero il costo energia più basso, ma è altrettanto vero che molti pagano per questo.
Questo sopradescritto sul comportamento del comune è ancora un ulteriore esempio di come l’amministrazione comunale, di fronte ad una richiesta della provincia che ha un importante impatto sul
proprio territorio, si adegui ed esegua senza nulla opporre, creandosi strumentalmente l’alibi che il comune non poteva opporsi alle decisioni della provincia.
Le stesse motivazioni sono state addotte quando la provincia ha adottato il disastroso piano estrattivo del 2009 di 5.400.000 metri cubi nel polo 12 di Piumazzo impattando 1.300.000 metri
quadrati. Dichiarazioni dell’allora sindaco e dei componenti la giunta: ”l’area e le quantità sono state decise dalla provincia”, salvo poi essere smentiti dall’allora assessore
all’ambiente della provincia Caldana che dichiarava che “ogni sindaco aveva tracciato la linea rossa che delimitava la propria area estrattiva”. Solo la protesta popolare promossa dal Comitato
Piumazzese NO alle CAVE fece ridurre di 1 milione di metri cubi le quantità autorizzate, un milione di metri cubi fu congelato e non fu installato un frantoio ad appena 600 metri dal paese,
riducendo allo stato le quantità estraibili a 3.500.000 metri cubi. Si deve ricordare però che l’area estrattiva delimitata dalla linea rossa del Piano estrattivo provinciale e del Piano
Strutturale Comunale impattano ancora sui 1.300.000 metri quadrati originari e non è stata ridotta.
Ma quello che lascia stupiti e interdetti è che lo stesso comune, per le aree del polo 12 ricche di falde e di alimentazione delle falde, nella VALSAT- valutazione di sostenibilità ambientale e
territoriale - allegata al PSC comunale adottato nel 2006 e ancora allegato al PSC comunale approvato nel 2009, prevede il divieto di aprire nuove cave trattandosi di aree ad alta vulnerabilità,
ma poi nel 2009, anche in questo caso su decisione della provincia, il comune china la testa e ha approvato una piano estrattivo disastroso nelle stesse aree, alla faccia della loro
vulnerabilità.
Anche sul piano delle attività estrattive quindi è mancata la volontà politica di opporsi alla provincia, per cui l’alibi pretestuoso che viene anche qui invocato è che il comune non può
opporsi.
Possiamo citare anche il caso dell’ospedale di Castelfranco Emilia, in progressiva dismissione. Il sindaco fa parte della conferenza provinciale sul piano sanitario. Eppure la dismissione
continua.
Modena, non riuscendo (anche per merito nostro) a chiudere il nostro OSPEDALE, continua a ridurlo. Approfittando dell'estate (2013), ha tolto al Reparto Medicina altri 13 letti riducendolo a meno
di 20, del tutto insufficienti per le più comuni necessità di cura degli oltre 40.000 Cittadini residenti in zona.
Imperdonabile è poi la beffa del PRONTO SOCCORSO, di cui il Sindaco aveva prima promesso poi annunciato poi addirittura sbandierato la riapertura notturna (mentre alla fine da Modena si sono
limitati ad aggiungere un medico alla guardia medica, che è tutt’altra cosa). È dal 2007 che, unico in Italia, il nostro Pronto Soccorso, perfettamente funzionante di giorno, e necessario giorno
e notte, è chiuso di notte!
Noi crediamo che un Sindaco che avesse davvero la volontà politica di difendere gli interessi non solo di Castelfranco, ma anche del distretto sanitario, scenderebbe in piazza e chiamerebbe i
cittadini a manifestazioni di protesta, affiancandosi a loro. Come ha fatto, per esempio, il Sindaco di Fanano che, di fronte alle indicazioni provenienti dalla provincia che volevano ridurre il
servizio di emergenza-urgenza dell'ospedale, ha fatto lo sciopero della fame, sostenendo le proteste di cittadini e medici.
Nulla, nulla sull’uso sconsiderato del territorio, nulla sulla difesa della salute, altri decidono dei nostri destini e chi è stato eletto democraticamente per la difesa dei nostri destini non si
batte per i suoi cittadini. La speranza è che prima o poi i cittadini si riapproprino dei loro destini, cambiando questi politici.
Lista Civica FRAZIONI e CASTELFRANCO
Comitato Piumazzese NO alle CAVE
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