CONSIDERAZIONI SUI RISCHI DI SALUTE E SUL DANNO AMBIENTALE INDOTTO DALLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE E DI TRASFORMAZIONE DEGLI INERTI
Le attività estrattive e di trasformazione degli inerti, presenti e future, sul territorio dei comuni di Savignano, San Cesario, Castelfranco, Spilamberto e Bazzano, attraverso la distruzione delle terre fertili stanno sottoponendo il territorio ad un danno ambientale irreversibile. Daranno inoltre luogo ad inquinamento e quindi a reali rischi per la salute della popolazione locale. Tra le sorgenti di rischio, su cui occorre riflettere attentamente, vi sono i seguenti fattori:
1) INQUINAMENTO DA POLVERI DI SILICE CRISTALLINA.
Le attività di estrazione e lavorazione degli inerti (frantumazione, betonaggio, conglomerati) liberano una frazione della “silice cristallina” contenuta nei materiali, la quale sarà facilmente dispersa nel territorio per via aerea e, date le sue piccole dimensioni, risulterà inalabile nelle vie respiratorie. Il rischio per la salute è quindi dovuto alle patologie che queste particelle producono nell’apparato polmonare. Tra le forme più gravi vi è la “silicosi”, o “mal della pietra”, descritta da secoli tra i cavatori, gli scalpellini e gli addetti all’edilizia. Nella prima metà del secolo scorso la silicosi polmonare è stata la più frequente e la più grave delle malattie professionali. Ancora negli anni settanta in Italia venivano denunciati e riconosciuti ogni anno migliaia di casi di silicosi, e questa tecnopatia comportava centinaia di casi di morte all’anno. Per approfondimenti vedi documento RISCHIO SILICIE CRISTALLINA.
La tossicità intrinseca dei materiali inerti è espressamente indicata nelle “Schede di Sicurezza” che ne accompagnano la vendita. Infatti, su tali schede si legge: “Informazioni Tossicologiche: l’esposizione prolungata alla polvere può provocare danni irreversibili ai polmoni (silicosi)”. Vedi ad esempio LA SCHEDA DELLA DITTA "SABBIE SATAF s.r.l.
2) INQUINAMENTO ATMOSFERICO DA TRAFFICO
Le emissioni in atmosfera associate all’ingente traffico di camion, stimato in oltre mille viaggi al giorno sui territori sopra menzionati, produrranno un aumento cospicuo di inquinamento, sia in termini di particolato totale, sia di polveri “fini ed ultrafini”. La nube di micro e nano polveri, senza “rispettare” i confini comunali, si diffonderà velocemente per diversi chilometri di distanza. Tali emissioni in atmosfera si aggiungeranno al già grave inquinamento dell’aria rilevato sul territorio, aumentando i rischi di patologie dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, come espressamente indicato da ARPA, e aggravando i rischi di effetti cancerogeni da “polveri ultrafini”, come indicato da ARPA.
3) INQUINAMENTO DA FUMI DI BITUME
I fumi emessi nella produzione di conglomerati bituminosi, (come per l’impianto installato nel Polo 11 in loc. Magazzino di Savignano), sono considerati potenziali cancerogeni dal NIOSH (National Institute of Occupational Safety and Health). La cancerogenicità è legata alla presenza nei fumi di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), classificati dalla IARC (International Agency for Research on Cancer), alcuni comepossibili cancerogeni ed altri come probabili cancerogeni per l’uomo. Per approfondimenti vedi RISCHIO DA LAVORAZIONI DEL BITUME.
4) INQUINAMENTO DELLE RISORSE IDRICHE
L’attività estrattiva e di trasformazione degli inerti in aree con acquiferi vulnerabili, quali sono quelli presenti nei territori sopra menzionati, che peraltro contengono l’area di ricarica degli stessi, rappresenta un rischio per la qualità e la quantità della risorsa idrica disponibile per il consumo idropotabile. Questo rischio è ancora maggiore quando i poli estrattivi arrivano a lambire o a sovrapporsi alle zone di tutela dei pozzi acquedottistici, come nel caso dei Poli 10 ed 11 in loc. Magazzino (Savignano), e del Polo Padulli a Bazzano. Per approfondimenti vedi documento RISCHIO IDROGEOLOGICO.
5) INQUINAMENTO DELLA CATENA
ALIMENTARE
Occorre inoltre tenere presente che la diffusione dell’inquinamento nell’aria si accumula progressivamente sui terreni, danneggiandone la fertilità e la rigenerazione naturale, contaminando anche gli strati più profondi, sino alle falde acquifere. Dal suolo l’inquinamento si trasferisce alle piante e di conseguenza torna nuovamente all’uomo attraverso la catena alimentare.